La Puglia è la regione italiana leader nella produzione di olio d’oliva. L’olio pugliese, presente sui mercati di tutto il mondo nelle sue varietà extravergine e vergine, dimostra da anni una competitività eccezionale su tutti i mercati globali, affermandosi come fiore all’occhiello del comparto agricolo del Made in Italy.
Nel 2016, la regione ha prodotto in totale 242.169 tonnellate di olio di oliva, sufficienti a conservare il primato nazionale ma non per mantenere i regimi di produzione raggiunti nel corso del 2015, anno particolarmente fortunato per gli esercenti del settore. Rispetto all’anno precedente, nel corso del 2016 la Puglia ha fatto segnare un calo di produttività record, pari al -40%. Il dato è allarmante, anche se in linea con le medie nazionali e inferiore a quelle fatte registrare, nel complesso, in tutto il Mezzogiorno, che ha attestato un calo del 50% complessivo.
Le cause: meteo e xylella
Va detto che il 2016 ha rappresentato un’annata negativa per tutti i produttori olivicoli, con flessioni globali totali del 9%. In Puglia, il fenomeno ha assunto proporzioni maggiori a causa soprattutto di condizioni meteo inadatte: in particolare, le alte temperature registrate durante l’inverno hanno reso complicata la fioritura degli ulivi e ostacolo significativamente la produzione.
A ciò va aggiunto il caso della xylella, il batterio che ormai da diversi anni sta minacciando il raccolto dei produttori del Sud Italia. Il batterio secondo le stime di Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano, sarebbe causa del 5% delle perdite registrate nel corso della stagione appena archiviata ma, va specificato, tale dato è suscettibile di forti oscillazioni e, nel corso delle prossime annate, potrebbe assumere un peso ancora più sostanzioso e rappresenta, ad oggi, una questione di complicata risoluzione.
I prezzi
Il crollo della produzione ha innescato un inevitabile aumento dei prezzi. La borsa merci di Bari, che a settembre del 2016 vendeva l’olio extravergine d’oliva pugliese al prezzo di 3,8 euro al kg, ha fatto segnare significative lievitazioni dei costi, che oggi si attestano a 5,7 euro al kg, con conseguenti perdite nelle esportazioni, risorsa fondamentale per gli imprenditori del posto.