Antonio Conte, il lungo addio

Antonio Conte

C’eravamo tanto amati. Durerà solo due anni infatti il rapporto tra il Ct Antonio Conte e la Nazionale italiana. Dopo i tanti rumors che serpeggiavano da settimane è arrivata l’ufficialità della separazione terminato l’Europeo in Francia in programma a giugno prima dal presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio, poi per bocca dello stesso allenatore con dichiarazioni che però hanno creato non poche polemiche. Finito l’Europeo, con tutti noi che ci auguriamo sia oltre che vittorioso per gli azzurri ma soprattutto sicuro e che non debba essere ricordati per tragici eventi ma solo per il calcio giocato, Conte si accaserà a Londra sulla panchina del Chelsea raccogliendo così la pesante eredità di Josè Mourinho. Una tappa fondamentale per l’ex bianconero che da anni studia inglese e che non ha mai nascosto tutta la sua ambizione. Ecco perché l’addio alla Nazionale dove si sentiva “parcheggiato in garage” snocciolando poi accuse e problematiche circa il ruolo che il Ct comporta. Delle volte invece basterebbe un pizzico di onestà intellettuale in più per evitare brutte figure e polemiche sterili.

Una rivoluzione non riuscita

Antonio Conte lasciò a sorpresa la Juventus in piena estate dicendo che “non si può mangiare con 10 Euro in un ristorante da 100” accasandosi così alla Nazionale nonostante fosse stato in precedenza squalificato per omessa denuncia nel caso Calcioscommesse nel procedimento sportivo e sia al momento sotto processo in quello penale dove ha chiesto il rito abbreviato. Un contratto faraonico per averlo alla guida degli azzurri, ottenendo anche carta bianca come non era mai successo dandogli anche la direzione di tutto il settore tecnico. Conte sapeva bene che i problemi della Nazionale non erano solo tenere d’occhio i talenti, monitorarli sia sul campo che nella ville per feste Roma oppure nelle spiagge assolate di Miami. C’è l’atavico problema del calendario internazionale e degli stage che è la questione più spinosa. Il Ct ha sempre chiesto più momenti per avere il gruppo a sua disposizione ma la fitta rete di partite dei club ha reso questa richiesta impraticabile. Da qui l’insofferenza manifestata in ogni conferenza che precedeva un incontro di qualificazione all’Europeo. La sensazione è che da subito Conte si sia sentito imprigionato nel ruolo del Ct e che volesse ritornare ad allenare ogni giorno sul campo. Ora l’annuncio della fine del rapporto a luglio a pochi mesi dall’Europeo francese, in quello che sarà una sorta di lungo addio.

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